Insonnia e la difficoltà nel dormire: quando preoccuparsi e ricorrere ad un medico
L’insonnia è uno dei principali disturbi del sonno che colpisce circa un terzo della popolazione mondiale. É una patologia che se sottovalutata può comportare problematiche di salute importanti. Non sempre però la carenza di sonno è indice di un disturbo grave. Scopriamo come riconoscere un problema di insonnia e quando preoccuparsi e rivolgersi a uno specialista.
L’insonnia è uno dei principali disturbi del sonno ed è caratterizzato dalla difficoltà ad addormentarsi o a rimanere addormentati. Non riuscire a dormire o non riposare adeguatamente comporta stress e un progressivo peggioramento della qualità della vita. Spesso infatti all’insonnia è associata a stanchezza diurna, irritabilità, difficoltà di concentrazione e apprendimento e perdita della memoria. Solitamente l’insonnia è associata ad altri disturbi, sia medici che psichici e, benché le ore di sonno necessarie varino da individuo a individuo, non dormire correttamente può causare l’insorgere di problemi anche molto seri.
Il 50% per cento della popolazione mondiale ha sperimentato almeno una volta l’insonnia, il disturbo del sonno caratterizzato da una qualità del sonno scadente. Non sempre, però, la difficoltà ad addormentarsi o a rimanere addormentati per un periodo di tempo sufficiente può essere catalogato come insonnia o in particolare collegabile ad un disturbo del sonno.
Cerchiamo pertanto di chiarire quando si può parlare di insonnia, quando preoccuparsi e quando ricorrere a un medico.
1. Cos’è l’insonnia
2. Come distinguere i sintomi dell’insonnia
3. Quali sono le cause dell’insonnia
4. Insonnia: terapia e cura
4.1 Cura dell’insonnia: terapia farmacologica
4.2 Cura dell’insonnia: terapia comportamentale
4.3 Cura dell’insonnia: la CBT-I
5. Come capire se si soffre di insonnia e quando preoccuparsi
6. Insonnia: quando ricorrere al medico
7. Cosa NON fare se si soffre di insonnia
Cos’è l’insonnia
L’insonnia è un disturbo del sonno che si presenta con sintomi quali difficoltà di addormentarsi, risvegli notturni frequenti con difficoltà a prendere di nuovo sonno, risvegli molto precoci al mattino. Il risultato finale è in generale una cattiva qualità del sonno, che non diventa più ristoratore.
Le persone che soffrono di insonnia, infatti, durante il giorno subiscono gli effetti del mancato riposo notturno: stanchezza, sonnolenza diurna, problemi di concentrazione e di memoria, nervosismo e irritabilità. Tutto ciò influisce negativamente sia sulla vita privata che su quella lavorativa. Non è raro che le persone insonni soffrano spesso anche di problemi di ansia e depressione.
L’insonnia si definisce primaria quando non è legata ad altri disturbi o patologie e secondaria se è dovuta invece a malattie, condizioni o abitudini sbagliate.
Le cause che favoriscono l’insonnia sono diverse e non sempre note, perché possono riguardare lo stile di vita, fattori genetici o anche elementi esterni. Lo stress è uno dei principali motivi per cui non si riesce a dormire, ma la difficoltà a prendere sonno spesso è dovuta anche all’assunzione di particolari farmaci o all’abuso di alcol o di bevande contenenti caffeina. Dormire in un ambiente rumoroso o utilizzare dispositivi elettronici come smartphone, tablet e computer fino a tardi è un altro dei motivi per cui le persone rischiano di sviluppare insonnia.
Come distinguere i sintomi dell’insonnia
Per avere una diagnosi precisa, è importante saper valutare attentamente i sintomi dell’insonnia, in modo da poter trattare il problema con le cure adeguate. A seconda dell’età, della presenza o meno di patologie concomitanti, dell’uso di farmaci o altre sostanze, l’insonnia si manifesta in maniera differente e, quindi, va curata con una terapia specifica.
Tra i sintomi più comuni dell’insonnia vi è la difficoltà ad addormentarsi, tipico soprattutto nei soggetti più giovani, mentre le persone più adulte lamentano continui risvegli durante la notte o risvegli precoci al mattino, con impossibilità di riprendere sonno.
Dormire male comporta l’insorgere di fastidi anche durante il giorno, alcuni invalidanti, tra cui senso di stanchezza cronica, poca concentrazione e irritabilità. A questi, spesso si associano anche disturbi come ipertensione, disfunzioni cardiache, disturbi gastrointestinali, apnee ostruttive, ansia, depressione o la sindrome delle gambe senza riposo. In poche parole: l’insonnia provoca un drastico calo della qualità della propria vita.
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Quali sono le cause dell’insonnia
Essendo un disturbo molto comune, l’insonnia si manifesta spesso in circostanze molto diverse tra loro, per cui le cause non sono sempre note. Sicuramente, si riscontrano fattori scatenanti che interessano sia l’ambito emotivo-comportamentale che quello genetico, oltre alla presenza di determinate patologie.
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- Stress: per i tipi di insonnia cosiddetti temporanei, spesso è lo stress la causa che determina un peggioramento della qualità del sonno. Un evento particolarmente forte dal punto di vista emotivo può stravolgere il ritmo circadiano e sballare l’alternanza sonno/veglia.
- Genetica: da alcuni studi è emerso che la maggior parte dei soggetti che soffrono di insonnia ha in famiglia altri casi di persone con lo stesso disturbo. Va da sé che il fattore genetico gioca comunque un ruolo importante nella predisposizione all’insonnia.
- Comportamento e stile di vita: alcune abitudini favoriscono l’insorgere dell’insonnia. Tra questi troviamo l’assunzione di cibi contenenti sostanze eccitanti (caffè, tè, cacao, bevande alcoliche), la visione di film thriller/horror, fare esercizio fisico intenso prima di mettersi a letto, usare smartphone, tablet o pc a letto o fare dei riposini durante il giorno.
- Carattere: un carattere particolarmente ansioso o che tende a preoccuparsi anche per questioni banali ha più difficoltà ad abbandonare questi pensieri la sera e, di conseguenza, fatica molto ad addormentarsi.
- Presenza di altre patologie: alcune malattie, soprattutto se provocano particolari disagi o dolore, possono portare all’insonnia. Tra queste, l’insufficienza cardiaca, l’ipertiroidismo, l’artrite reumatoide, alcuni tumori o malattie dell’apparato respiratorio come l’asma o la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).
- Assunzione di farmaci o altre sostanze: alcuni farmaci possono interferire con il sonno, tra cui gli antidepressivi, i corticosteroidi, i farmaci per la pressione sanguigna o per le allergie. Lo stesso vale per l’assunzione di sostanze stupefacenti.
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Insonnia: terapia e cura
Diagnosticare correttamente le cause dell’insonnia è molto importante ai fini della cura. Se non si riescono ad individuare i fattori scatenanti, non si può intervenire con la terapia più adeguata.
Le terapie per la cura dell’insonnia sono sia di tipo farmacologico che psicologico-comportamentale. Alcuni tipi di insonnia possono prevedere entrambi gli approcci. Ecco perché solo dopo un’attenta valutazione da parte di uno specialista del sonno in grado di stabilire il trattamento idoneo al caso specifico.
Cura dell’insonnia: terapia farmacologica
La terapia farmacologica va somministrata esclusivamente da un medico, poiché per alcune patologie l’uso di un medicinale invece che un altro può provocare danni. I farmaci più usati per la cura dell’insonnia sono le benzodiazepine, con proprietà sedative e miorilassanti, però non possono essere assunte per un periodo troppo lungo, poiché causano dipendenza e possono avere effetti collaterali spiacevoli. Spesso viene prescritta anche la melatonina, efficace soprattutto nella fase di addormentamento, per cui è ideale per tutti quei pazienti che faticano a prendere sonno. Per il trattamento dell’insonnia risultano efficaci anche alcuni farmaci antidepressivi (tra questi, il trazodone, l’amitriptilina e la mirtazapina) o antipsicotici (l’olanzapina, la quetiapina e il risperidone).
Cura dell’insonnia: terapia comportamentale
Anche per quanto riguarda le terapie comportamentali, i metodi sono diversi e dipendono dalla tipologia di insonnia da trattare. Tra le diverse metodologie c’è quella che prevede di ridurre il tempo trascorso a letto, in modo che le ore passate a letto coincidano effettivamente con il sonno. Di solito si associano anche pratiche che inducono a controllare lo stimolo del sonno, come quella di mettersi a letto solo nel momento in cui si ha già sonno e alzarsi se non si riesce a dormire. Usare il letto solo per dormire e non per guardare la tv o leggere è un altro modo per riuscire a combattere l’insonnia, così come evitare di fare pisolini durante il giorno. Inoltre, provare ad avere orari regolari, alzandosi sempre alla stessa ora, può aiutare molto.
Sempre all’interno delle terapie di tipo cognitivo-comportamentale, può essere utile acquisire alcune tecniche di rilassamento e meditazione, in modo da riuscire a controllare lo stimolo del sonno.
Cura dell’insonnia: la CBT-I
La più nota tra le terapie cognitivo-comportamentali usate per curare l’insonnia è la cosiddetta CBT-I, un trattamento di tipo psicoterapeutico che agisce sull’aspetto psicologico del paziente. Solitamente si cerca di ridurre tutti quei comportamenti e quegli atteggiamenti mentali che possono interferire con la fase di addormentamento e con la qualità del sonno.
Nel corso della terapia, lo psicologo o lo psicoterapeuta analizza il paziente per inquadrarlo clinicamente e comprendere quali sono i punti in cui intervenire.
Come capire se si soffre di insonnia e quando preoccuparsi
A tutti può capitare di avere una qualità del sonno scadente in alcuni periodi, soprattutto in concomitanza di episodi particolarmente traumatici o con l’uso di determinati farmaci. Questo non vuol dire però che si debba parlare già di insonnia, poiché potrebbero essere fenomeni sporadici e temporanei. Pertanto è molto importante riuscire a comprendere se si soffre di insonnia prima di rivolgersi a uno specialista.
Si può cominciare a parlare di insonnia se i disturbi del sonno colpiscono almeno tre giorni a settimana e si protraggono per oltre un mese. Inoltre, se la mancanza di sonno interferisce in maniera consistente con la vita di tutti i giorni è molto probabile che si possa trattare di insonnia.
Un altro segnale che può indicare un disturbo del sonno di tipo patologico è il risveglio continuo durante la notte causato dalla mancanza di fiato. A volte è la paura di avere delle apnee notturne e di non riuscire più a respirare che impedisce di riprendere sonno facilmente, causando ancora più ansia e preoccupazione.
Ognuno di noi dovrebbe dormire almeno l’85% del tempo trascorso a letto, vale a dire che solo il 15% dovrebbe essere dedicato a rigirarsi nel letto e prendere sonno. La fase di addormentamento non deve durare più di mezz’ora dal momento in cui ci si mette sotto le coperte.
I risvegli notturni sono comuni, anche in chi non soffre di insonnia ma per cominciare a considerarlo un problema, non devono essere tanti e non devono durare più di 20 minuti.
La diagnosi non va mai fatta autonomamente né bisogna ricorrere a terapie fai da te. Ogni individuo ha una fisiologia diversa e reagisce in un modo a sé, per cui se un consiglio o una cura può essere valida per una persona, non è detto che lo sia anche per un’altra.
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Insonnia: quando ricorrere al medico
Rivolgersi sempre a un medico professionista specializzato in disturbi del sonno che, con una diagnosi ben precisa, saprà consigliare la terapia più adeguata. Bisogna sempre ricordare che l’insonnia è un disturbo che a lungo andare può essere invalidante e va quindi affrontato con serietà e professionalità.
È bene quindi preoccuparsi quando si pensa di soffrire di insonnia, in particolar modo quando alla mancanza di sonno si associano anche altri disturbi. La stessa sindrome delle gambe senza riposo, vale a dire quella necessità irrefrenabile di muovere le gambe durante il sonno, è una delle patologie afferenti la sfera del sonno più fastidiose e spesso associate all’insonnia. Anche un forte bruciore allo stomaco o dolori sparsi in tutto il corpo che impediscono di dormire sono dei campanelli d’allarme che indicano la necessità di una visita approfondita da uno specialista.
Se insieme all’insonnia vengono riscontrati anche sintomi come mancanza di appetito, apatia e pensieri autolesionisti, potrebbe esserci un problema psicologico più serio, che necessita di essere affrontato da un professionista.
Il medico, attraverso la polisonnografia, un esame diagnostico che consiste nella registrazione notturna di tutte le fasi del sonno, riesce a individuare con precisione lo stadio della patologia per poter formulare una terapia individuale adeguata.
Cosa non fare se si soffre di insonnia
La maggior parte dei problemi legati all’insonnia dipendono dallo stile di vita e dalle abitudini. Prima di dover ricorrere a terapie farmacologiche, è sempre bene analizzare quali sono quei comportamenti che possono contribuire a peggiorare la qualità del sonno.
La sedentarietà è una delle cause dell’insonnia, per cui è preferibile avere una vita più attiva e dinamica, anche solo facendo qualche passeggiata o un giro in bicicletta. Non fare attività fisica poco prima di andare a dormire, altrimenti si ottiene l’effetto contrario. Il fumo è sicuramente un altro dei fattori che accentua il problema. Da alcune ricerche è emerso che la dipendenza da tabacco influisce negativamente sulla qualità del riposo. Evitare anche bevande eccitanti, alcol e cibi troppo pesanti la sera può sicuramente aiutare a prendere sonno più rapidamente e a non svegliarsi continuamente durante la notte.
Per qualsiasi dubbio o perplessità, il consiglio è sempre quello di rivolgersi al medico curante o ad un medico specializzato in disturbi del sonno.
Sonnocare è un centro di Medicina del Sonno specializzato per la cura dei disturbi del sonno. Il centro svolge attività ed esami per la diagnosi e la definizione dell’iter terapeutico delle principali patologie del sonno. Se ha bisogno di prenotare un esame scrivici o chiama direttamente la nostra segreteria al numero verde 800 81 01 01.
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