Covid 19 e apnee notturne: c’è relazione tra il virus e l’OSAS?
Le persone che soffrono di apnee ostruttive del sonno hanno più probabilità di contrarre il Covid 19? Cosa dicono gli studi e quali precauzioni prendere.
Le apnee notturne e il Covid 19 condividono molte caratteristiche cliniche e patogenetiche, tali da aver inizialmente fatto ipotizzare un ruolo delle OSAS nello sviluppo della malattia da Sars CoV 2.
Un’ipotesi che però si è rivelata priva di fondamento e di prove sufficienti ad affermare che chi soffre di apnee notturne ha più probabilità di contrarre il Covid 19 in forma grave. Certamente, i pazienti con disturbi del sonno legati al respiro hanno le vie aeree più soggette a infiammazioni, ma non è corretto affermare che hanno maggiori probabilità di contrarre il virus.
1. I legami tra Covid 19 e apnee notturne
2. Che cos’è l’apnea ostruttiva del sonno
3. Apnee notturne e Covid 19: gli studi
4. Altre ipotesi
5. Covid 19 e apnee notturne: conclusioni
I legami tra Covid 19 e apnee notturne
L’apnea ostruttiva del sonno è stata identificata come fattore di rischio per la malattia grave da coronavirus da uno studio pubblicato su BMJ Open Respiratory Research. Secondo i ricercatori, nei pazienti che sono stati trasferiti in terapia intensiva, il livello di proteina C-reattiva e procalcitonina era significativamente più elevato.
Non solo, l’OSAS è associata a diversi fattori di rischio notoriamente legati al Covid 19: indice di massa corporea (BMI), diabete, ipertensione, età avanzata e l’appartenenza al genere maschile.
I ricercatori del Kaiser Permanente Southern California, invece, hanno scoperto che se i pazienti usano la CPAP durante il sonno, il rischio di contrarre il Covid diminuisce ed è più basso anche rispetto a persone che non soffrono di apnee ostruttive del sonno.
Il Covid 19 si presenta con un’ampia varietà di manifestazioni cliniche, che vanno dai sintomi respiratori lievi come febbre, tosse, perdita dell’olfatto, a condizioni più serie, che mettono a rischio la vita come distress respiratorio, aritmia, sepsi e perdita di coscienza. Diversi studi hanno evidenziato alcune comorbilità associate a gravi esiti del Covid 19, come obesità, ipertensione, diabete, malattie della tiroide, dislipidemia, malattie cardiovascolari e malattie polmonari.
Che cos’è l’apnea ostruttiva del sonno
Tra i pazienti con obesità, una delle condizioni coesistenti più prevalente è l’apnea ostruttiva del sonno. L’OSAS è il disturbo respiratorio del sonno più comune e ne soffrono circa 1 miliardo di persone in tutto il mondo. È caratterizzato da aumenti transitori della resistenza delle vie aeree superiori, che causano riduzioni o interruzioni del flusso d’aria accompagnate da un aumento dello sforzo respiratorio. Una condizione che fa sì che durante il sonno si interrompa la respirazione e, in alcuni casi, ci si svegli. Di conseguenza, le persone che soffrono di apnea ostruttiva del sonno spesso devono affrontare anche sonnolenza diurna, affaticamento, irritabilità, difficoltà di concentrazione e sono molto più a rischio di incidenti sul lavoro.
Le persone affette da sindrome di apnee ostruttive nel sonno in genere russano pesantemente già dai primi minuti di addormentamento, poiché l’aria non riesce a passare correttamente attraverso le vie aeree parzialmente ostruite.
La pandemia ha fatto sì che la qualità del sonno di molte persone sia notevolmente peggiorata, a causa delle preoccupazioni, dei cambiamenti di routine e, in alcuni casi, anche per colpa di sentimenti come senso di impotenza, paura, abbandono e solitudine. La presenza del disturbo da OSAS può peggiorare ulteriormente queste condizioni.
Fino a oggi, le prove sul legame tra apnee notturne e Covid 19 sono ancora contrastanti. Non si è riusciti ancora a dimostrare se l’OSAS è solo una comorbilità associata al Covid 19 o se è davvero un fattore di rischio indipendente per l’evoluzione del virus.
Apnee notturne e Covid 19: gli studi
Da alcuni studi condotti finora su soggetti con polmonite da Sars CoV 2 ricoverati in terapia intensiva, è emerso che circa un quarto dei pazienti era affetto anche da sindrome da apnee ostruttive del sonno (OSAS). Altre ricerche, invece, hanno evidenziato dei numeri più bassi.
Quello che è evidente è che le apnee notturne e il Covid 19 hanno in comune le principali comorbilità, e cioè obesità, ipertensione, diabete e malattie cardiovascolari. È certamente lecito pensare che l’OSA associata a una grave obesità può contribuire al peggioramento della malattia da Sars CoV 2. Questo perché entrambe rappresentano condizioni pro-infiammatorie, a causa della frammentazione del sonno e della produzione di citochine. Ciò andrebbe a peggiorare la tempesta citochinica alla base della malattia da Covid 19.
Altre ipotesi
Sono stati presi in esame anche gli effetti positivi della melatonina nel trattamento della malattia da Sars CoV 2, ma non sono stati ancora definiti i ruoli del sonno e del trattamento dei disturbi respiratori correlati al sonno. Allo stesso modo, alcuni studi mostrano correlazione tra OSAS e deficit di vitamina D, che sembra avere un ruolo nella malattia da Covid 19, per il suo effetto antinfiammatorio e immunomodulatore. Sono però solo ipotesi, perché non c’è nessuna conferma su tale associazione.
Nella patogenesi della malattia da Sars CoV 2 è coinvolta anche la disregolazione del sistema Renina-Angiotensina, essendo l’ACE-2 (enzima di conversione dell’angiotensina) il recettore di ingresso del Sars Cov 2. La disregolazione del RAS è associata anche all’OSA. Altri lavori hanno dimostrato che la sindrome da apnee ostruttive del sonno è associata a livelli più elevati di angiotensina II e aldosterone. Inoltre l’OSA non trattata presenta una maggiore attività dell’enzima di conversione dell’angiotensina e l’ipossiemia notturna nell’OSA aumenta l’attività del RAS.
Un’intubazione precoce di pazienti OSA affetti da grave polmonite Covid 19 potrebbe portare, paradossalmente, alla risoluzione delle apnee notturne, dell’ipossiemia e della cascata pro-infiammatoria associata ad esse.
Covid 19 e apnee notturne: conclusioni
La pandemia da Covid 19 ha avuto degli effetti anche sui laboratori del sonno, la cui attività si è ridotta di circa l’80%, a causa dell’impossibilità dei pazienti a recarsi in ospedale. Si aggiunge anche che la paura di contaminazione derivante dall’uso di dispositivi a pressione positiva (CPAP) ha contribuito al deterioramento clinico di alcuni pazienti OSA.
Sono perciò necessari ulteriori studi e approfondimenti per chiarire se possono esserci relazioni tra apnee notturne e Covid 19 e quali possono essere le ripercussioni sui risultati delle terapie sui pazienti. È comunque importante, in caso di contagio, fare molta attenzione all’utilizzo della CPAP. In effetti la maschera potrebbe favorire la dispersione dei germi nell’ambiente e facilitare la diffusione del virus nel nucleo familiare.
È importante ancora sottolineare che non bisogna in alcun modo sospendere le terapie in corso, poiché potrebbero esserci conseguenze negative sulla salute del paziente.
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